Il Giappone si sta avvicinando a un momento che non vedeva da quasi trent’anni.
Si prevede che la Bank of Japan aumenterà il suo tasso di riferimento allo 0,75% nella riunione del 18-19 dicembre, una mossa di 25 punti base che porterebbe i costi di finanziamento verso i livelli visti l’ultima volta a metà degli anni ’90. L’aumento in sé non è più una sorpresa, poiché gli analisti affermano che i mercati lo hanno già in gran parte scontato.
La domanda più grande è fino a che punto il Giappone sia disposto a spingersi e cosa significhi questo per il resto del mondo.
Il governatore Kazuo Ueda è stato trasparente sulla direzione. Secondo alcune fonti, la proposta di aumento dei tassi dovrebbe ottenere il sostegno della maggioranza del consiglio di politica monetaria della BOJ, composto da nove membri, senza opposizioni chiare finora.
Questo sarebbe il primo aumento dal gennaio 2025 e un ulteriore passo lontano dalla storica politica dei tassi ultra-bassi del Giappone. L’inflazione è rimasta al di sopra dell’obiettivo del 2% della banca centrale per più di tre anni, dando ai responsabili politici margine per inasprire senza definirlo restrittivo.
Dopo i recenti commenti di Ueda, il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a due anni ha raggiunto il massimo degli ultimi 17 anni, mentre il rendimento a 10 anni si è avvicinato a 2%. Questi movimenti non sono rimasti locali. I rendimenti dei Treasury statunitensi sono aumentati, quelli dei Bund tedeschi li hanno seguiti e lo yen si è temporaneamente rafforzato contro il dollaro.
Mike Riddell di Fidelity lo ha riassunto così: “Le vendite dei JGB contano davvero per i mercati obbligazionari globali.”
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La vera preoccupazione è il yen carry trade.
Per anni, gli investitori hanno preso in prestito yen a basso costo per investire in asset con rendimenti più elevati all’estero. Tassi giapponesi più alti rendono questa strategia meno attraente e aumentano il rischio che i capitali tornino in patria.
Una mossa simile della BOJ nel luglio 2024 è stata seguita dal secondo peggior crollo giornaliero della borsa giapponese, legato ai timori di smantellamento del carry trade.
Non tutti si aspettano il panico. Alcuni gestori di fondi sottolineano che i fondi pensione sono lenti a cambiare allocazione e che le posizioni speculative sullo yen sono già elevate.
Tuttavia, il Giappone è uno dei maggiori creditori mondiali. Se il suo capitale inizia a tornare in patria, i mercati globali, inclusi gli asset rischiosi come le criptovalute, ne risentiranno.
Per ora, i trader non stanno reagendo all’aumento in sé ma stanno osservando cosa succederà dopo.



