L'OCC avverte le banche sulle pratiche controverse di debanking
Washington inasprisce i toni. L’Office of the Comptroller of the Currency (OCC), l’ente regolatore bancario statunitense, denuncia pratiche bancarie ritenute discriminatorie. In un rapporto senza precedenti, l’agenzia accusa diverse grandi banche di limitare l’accesso ai servizi finanziari per settori sensibili, tra cui le criptovalute. Questo fenomeno di “debanking”, da tempo denunciato dall’industria, potrebbe ora essere considerato illegale. Un segnale forte inviato a Wall Street, mentre l’amministrazione Trump intende ripristinare un accesso equo al sistema bancario.
In breve
- L’ente regolatore bancario statunitense (OCC) ha pubblicato un rapporto che denuncia pratiche di “debanking” rivolte a settori controversi.
- Diverse grandi banche, tra cui JPMorgan, Bank of America e Citigroup, sono accusate di limitare l’accesso ai servizi per le aziende crypto.
- Queste restrizioni, applicate tra il 2020 e il 2023, si basavano su criteri interni legati alla reputazione o ai “valori” della banca.
- L’OCC afferma di voler ritenere le banche responsabili, anche se il rapporto non si fonda su un quadro giuridico chiaramente definito.
L’OCC rivela pratiche di filtraggio bancario rivolte agli attori crypto
In un rapporto pubblicato il 10 dicembre, l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) afferma che diverse grandi banche americane hanno implementato politiche interne che limitano l’accesso ai servizi finanziari per determinati settori, in particolare quello crypto, con chiusure di conti.
L’agenzia, guidata dal Comptroller Jonathan Gould, indica che “le banche hanno mantenuto politiche pubbliche e non pubbliche che limitano l’accesso ai servizi bancari per determinati settori industriali.”
Tra le pratiche denunciate figurano sistemi di “revisione e approvazione rafforzata” imposti prima di poter servire determinati clienti ritenuti sensibili. Le istituzioni citate, tra cui JPMorgan Chase, Bank of America e Citigroup, sono accusate di aver applicato queste restrizioni tra il 2020 e il 2023 sulla base di criteri soggettivi, legati ai “valori” o alla reputazione dell’istituzione.
Il rapporto dell’OCC, basato sull’analisi delle politiche interne di nove grandi banche nazionali, dettaglia diverse misure che hanno reso più difficile l’accesso ai servizi bancari per i settori ritenuti controversi. Secondo l’indagine, queste banche hanno:
- Richiesto procedure di approvazione aggiuntive per clienti provenienti da industrie come crypto, armamenti o combustibili fossili;
- Limitato l’apertura di conti o la fornitura di servizi a società non allineate con i “valori” percepiti dalla banca;
- Imposto barriere d’ingresso più alte rispetto allo standard per alcune categorie di attività economica;
- Continuato ad applicare queste restrizioni in modo silenzioso, tramite politiche interne non rese pubbliche.
L’OCC ha dichiarato l’intenzione di “ritenere le banche responsabili per qualsiasi attività illegale di debanking, anche inoltrando i casi al procuratore generale”, sebbene il rapporto non specifichi alcuna base giuridica precisa per tali azioni.
Questa pubblicazione segna un punto di svolta riconoscendo ufficialmente pratiche a lungo denunciate dall’industria crypto, senza però chiarire i fondamenti legali di eventuali sanzioni.
Un rapporto motivato da una direttiva presidenziale, ma senza una chiara base legale
Il rapporto dell’OCC segue un ordine esecutivo firmato da Donald Trump lo scorso agosto, che istruisce esplicitamente i regolatori a identificare le istituzioni colpevoli di pratiche di debanking e ad adottare azioni disciplinari contro di esse.
Il testo presidenziale richiede ai regolatori di punire le banche che “hanno ingiustamente interrotto i rapporti con clienti legittimi del sistema bancario”, ricorrendo se necessario a multe, decreti di consenso o altre sanzioni.
Tuttavia, l’ordine in questione “non è una legge”, ma una direttiva amministrativa interna. Non si applica direttamente alle banche, e i riferimenti legali che contiene, in particolare riguardo alla concorrenza sleale o a pratiche abusive verso i consumatori, non incriminano esplicitamente le istituzioni bancarie.
Il rapporto dell’OCC non cita alcuna disposizione legale precisa in grado di sostenere procedimenti giudiziari. L’agenzia fa riferimento solo ai propri bollettini interni, a una passata iniziativa di Trump e all’ordine esecutivo presidenziale. Questa debolezza strutturale è evidenziata da diversi osservatori, tra cui Nicholas Anthony, analista del Cato Institute, che denuncia un rapporto “che critica le banche per aver interrotto i rapporti con clienti controversi, ma dimentica che sono gli stessi regolatori a valutare le banche sulla base della loro reputazione.”
In questo contesto di inasprimento normativo, bitcoin torna a cristallizzare le tensioni. A lungo considerato un asset speculativo marginale, ora incarna per alcuni una forma di sovranità finanziaria di fronte alle restrizioni bancarie tradizionali. La crescente attenzione al “debanking” potrebbe rafforzarne lo status.
Mentre i regolatori stringono la morsa sulle pratiche bancarie discriminatorie, il confine tra conformità ed esclusione diventa fragile. Per l’ecosistema crypto, questa dinamica potrebbe accelerare l’ascesa della DeFi, vista come un’alternativa autonoma alle restrizioni imposte dalla finanza tradizionale.
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